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Formiche alla difesa

May 10, 2017

Carlotta Pairotti ©

Acido formico, ne avevate già sentito parlare? È uno dei più potenti acidi in natura, prodotto proprio da quegli esserini minuscoli che calpestiamo ogni giorno: le formiche.

L’acido formico è un acido incolore, dall’odore pungente e provoca ustioni molto gravi se tenuto a contatto con la pelle. È un acido prodotto dalle formiche che lo usano come veleno per difendersi dagli attacchi degli altri animali.

La Formica rufa è la specie che ne contiene la più alta quantità e si trova nei nostri sottoboschi; con la secrezione di questo acido si mantengono in vita gli alberi poiché elimina i parassiti che li attaccano. Venne utilizzato la prima volta per curare l’artrite reumatoide essendo una malattie autoimmune virale, l’acido formico ne va a distruggere il virus e al paziente è garantito il recupero di almeno il 50% dell’arto danneggiato.

La formica rufa spara l’acido quando si sente in pericolo ed esso colpisce il predatore che viene poi mangiato dalla stessa, invece la formica sanguinea morde il nemico e sparge sulle ferite un’ingente quantità di acido che fa morire l’insetto attaccato in pochi minuti per trasformarlo in pasto per formiche.

Anche nel campo dell’apicoltura l’acido formico è fondamentale in quanto è l’unico “diserbante” naturale che uccide la varroa, un parassita che attacca gli alveari e li uccide, riducendo notevolmente la produzione di miele degli apicoltori. L’acido rilascia solamente cera e quindi non altera il prodotto finale venduto ma lo preserva e inoltre non essendo un prodotto creato chimicamente, ma già esistente in natura non è dannoso.

L’acido formico si trova in natura, non solo all’interno delle formiche, ma anche sugli aghi di pino, sulle foglie di ortica e sugli steli di lavanda e bergamotto, viene anche utilizzato in piccole quantità per accelerare la fermentazione dei lieviti del pane.

In alcuni paesi orientali la formica rufa viene mangiata ma solamente quando è ancora una larva e quindi non contiene acido formico che verrà poi prodotto da ghiandole durante lo sviluppo della formica.

In campo medico non è più usato in quanto si preferisce l’uso dell’acido solforico ma in campo omeopatico è molto usato per malattie infiammatorie e artrosi.

Trump: un imprenditore edile senza scrupoli ambientali.

March 01, 2017

Carlotta Pairotti ©

Migliorare l'economia statunitense già fiorente, con un'incentivazione delle industrie pesanti quali petrolifera e siderurgica, è una tra le prime mosse fatte dal nuovo presidente americano senza preoccuparsi troppo dei danni che l'ambiente, già troppo violato, subisce.

Non si tratta solo di disinteresse verso l'ecosistema ma della negazione dell'esistenza del surriscaldamento globale e delle sue conseguenze sul nostro pianeta. L'annullamento del Clean Power Act, che impone la riduzione delle emissioni di polveri sottili delle centrali elettriche, è il primo passo fatale verso la distruzione dell'intero equilibrio ambientale.

Se queste smisurate manovre di produzione prendessero il via, nel giro di 8 anni gli Stati Uniti rilascerebbero 3 miliardi e mezzo di tonnellate di carbonio in più, il che contribuirebbe a creare un'aria così tanto inquinata da non poterla più respirare, il continuo innalzamento delle temperature e la distruzione della natura per come la conosciamo noi. Il metabolismo ambientale è lento e non è in grado di smaltire la combustione quotidiana che si creerebbe con la politica imprenditoriale di Trump.

Ma a sostenere le produzioni inquinanti ci sono voci di corridoio che credono che l’economia attiva non potrebbe che migliorare la qualità di vita, il benessere e la società.

Oltre all'abolizione del Clean Power Act, è confermata dal presidente l'uscita dell'accordo climatico di Parigi (COP 21) del 2015.

Le accuse di impedimento al compimento del progetto economico presidenziale sono rivolte anche a tutte le organizzazioni di tutela delle specie selvatiche in quanto agiscono in siti dove potrebbero esserci dei giacimenti di petrolio o gas naturale rallentando quindi l'economia americana. Inoltre la tutela di specie selvatiche è troppo cara e secondo il nuovo inquilino della Casa Bianca non sono poi così davvero in via di estinzione.

Il business è posto davanti all'ambiente, al clima, alla natura e all'ampissima varietà di ecosistemi che caratterizzano la nostra Terra; gli animali si troveranno sempre più in difficoltà ad adattarsi e la flora sarà sempre meno varia. Il nostro pianeta è bellissimo grazie alla diversità di habitat che lo popolano e se i più grandi capi mondiali non lo rispettano, ci troveremo tutti di fronte alla legge di selezione naturale Darwiniana ma stavolta nessuno sopravviverà.

Lemuri, lupi e ghepardi in rischio di estinzione.

January 27, 2017

Carlotta Pairotti ©

A causa del bracconaggio e della distruzione delle foreste in Madagscar, la specie dei lemuri dalla coda ad anelli è in estinzione: la popolazione totale è scesa sotto i 2.500  esemplari. Questa specie di lemuri si adatta facilmente ma con la continua distruzione del loro habitat non gli viene neanche dato il tempo di farlo realmente, la caccia illegale influisce gravosamente sulla loro esistenza e anche la loro cattura.
Le altre specie di lemuri come quelli donnola, hanno bisogno di un habitat e di un'alimentazione specifici e con la distruzione delle foreste per l'estrazione mineraria di zaffiro si stanno trovando in grande difficoltà a sopravvivere.


I lupi della Norvegia sono un po' più al sicuro in quanto il ministero ha appena annullato la sentenza che avrebbe acconsentito alla caccia di oltre 30 lupi limitandola a 15 esemplari. La direttrice del WWF  Norvegia ha espresso il suo ringraziamento al Ministero per aver salvato la vita di 32 lupi. Il WWF Italia vede un piccolo spiraglio di luce in questa prima limitazione alla caccia del lupo che in un paese all'avanguardia come la Norvegia è ancora legale.


I ghepardi invece non hanno sventato il pericolo dell'estinzione: sono presenti solo 7.500 esemplari, tutti viventi in 6 regioni dell'Africa e quasi completamente estinti in Asia: solamente in Iran si nota un numero esiguo della specie, 50 esemplari, mentre in tutto il resto del continente non c'è più traccia dell'animale più veloce che esista.
Le cause della loro rapida estinzione risalgono all'uomo con il bracconaggio e il traffico illegale, il commercio di animali esotici, la distruzione del loro habitat e l'uccisione da parte degli allevatori in quanto questi felini una minaccia per il bestiame.

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